Laude a Berlusconi
di Paolo Piani
Cantico della “Creatura delle creature”
LAUDE A BERLUSCONI
Altissimu et onnipotente Berlusconi,
tue so’ le donne, la gloria et il potere et i dobloni.
A Te, solo altissimu et snello,
ke nullo homo arriva al tuo sublim livello.
Laudato si’, mi’ Silvio, cum tucta tua corte;
ad inferi sii posto l’impostor che dice Tu ài le gambe corte.
Laudato si’, mi’ signore, cum tucte le tue criature,
et spetialmente messer lo frate telivisure,
lo quale è bocca, et parla lui per ello,
et di muffa copre di ignun lo cervello.
Laudato si’, mi signore leggiatro:
in terra sia ficco lo quale dicet tu esser latro,
et la lingua d’ello tramutata in tacchi
per i piedi tuoi soavi, cotanto stracchi.
Laudato sie, mi’ signore da le tue genti,
per le quali si’ dicitor finissimo di battute intelligenti,
et creator magnanimo d’opere sublimi,
come tal è quella di portar seco la Gelmini.
Laudato si’, mi’ signore, bello fra li belli,
ke ancor più sublime sei quando canti et strimpelli,
e sorella luna e le stelle, con tutto lo creato,
riveriscon Te d’aver scelto lo Brunetta Renato.
Laudato si’, mi’ signore, unico portento,
ke soave profumi quand’anche di retro fai vento,
et rendi l’aria tersa, et serena la campagna,
in dove vorresti sdraiar l’arrendevole Carfagna.
Laudato si’, mi signore, ke noi tutti agogna,
puro come sora acqua ke scorre in mezzo a fogna,
diadema lucentissimu ke in mezzo di corona assai brilla,
mentre gli fan ala la Michela et la Vittoria et la Brambilla.
Laudato si’, mi signore, et pace et amore in cor ti bussa
kuando di lontan veggi l’amato figliol tuo, La Russa.
Laudato si’, mi signore, pur’anco per Calderoli
et per Tremonti nostro, et per l’altero Matteoli,
et per l’angelico Alfano, et per Frattini
… ke tutti lo frate focu li facci carboncini.
Laudato si’, mi signore, per sora nostra matre terra,
sǜ la quale Bossi et Maroni vollon fare guerra
a sora Roma la ladrona et tüti li teroni
et in special modo a lüu molluscu Veltroni.
Laudato si’, mi signore, ke vincer vuoi sòra morte
da la quale nullo homo ne può skappar la sorte,
e nun te curi di kuanto pesante sia lo fardello,
di viver mill’anni ancora con Prodi … da fratello.
Scritta circa nell’anno 2010 Paolo Piani