Ode a l'urinari
di Paolo Piani - 10-12-2021
1a classificata IX Concorso Poesia Dialette Sondalo
Questa “poesia” è un innanzitutto un doveroso omaggio ad una grande, grandissima invenzione, a mio parere addirittura superiore a quella del fuoco o della ruota, in quanto ha risposto ad un bisogno ancora più personale … intimo direi … rispetto a quello di scaldarsi o trasportare cose pesanti con minor fatica.
Ma è anche un “j’accuse” contro la moda attualmente imperante dell’usa e getta, la quale vuole che quando una cosa sembra non servire più, venga gettata via, quasi d’istinto, così da creare enormi montagne di rifiuti, anziché comportarci come i nostri nonni: ogni oggetto non più utilizzato veniva messo da parte, non si sa mai possa di nuovo servire (… e nel finale, lui stesso ce ne suggerisce un impiego molto appropriato …). Per altro questa è la cosa che più fa arrabbiare il nostro amico, tanto è vero che parte a raccontare la propria storia in prima persona singolare, ma subito passa alla prima persona plurale, quasi autoproclamandosi leader sindacale, con la missione di tutelare non solo il diritto al lavoro, ma anche la dignità stessa dell’intera categoria. Il titolo medesimo, che finisce sì con un punto di domanda ma anche con un punto esclamativo, è insieme un grido di dolore ed uno schiaffo rivolto a tutti noi: PERCHE’ CI AVETE ABBANDONATI?! … e vorrebbe aggiungere BRUTTI ASINI !!! … ma non lo fa perché è una persona educata (… persona … beh, quel che è!).
E sul finale questa “poesia” diventa un Atto di Accusa fortissimo contro la violenza, sempre più frequente, sempre più domestica, con femminicidi inarrestabili, una violenza che sembra sempre più volersi travestire da normalità …
Vi invito quindi ad ascoltare questo “tributo” con grande serietà e partecipazione emotiva.
Grazie
PARCHÉ MÉE ABANDUNÀAC’ ?!
Tüt de biànch lacàat,
sèmpre nèt e urdinàat,
posàvi ité ‘ndèl cumidìi,
gió ‘nbas, deréet al spurtilìi;
e sa, ‘nvéci, al me tucava laoràa,
sóta al léc’ stavi tranquil a speciàa
fin ca òl sùul l’era ca levàat
e con l’acqua de la rógia vignivi lavàat!
Me presenti: sóo l’urinari,
reperibèl ogni nòc’, salvo straurdinari!
Fóo en servizi scrüpolóos e riservàat:
mai da la mia buca ‘na cùcola l’è scapàat!
Parchè nü urinari tüt me vedéva;
di nòs padrù tati róbi me conoséva:
li quistiù pusé intimi e delicadi,
a nü li podeva ca vèss piacadi!
Me seva , saparsòrt!, chèl ca i maiava,
a stranguiù, ü sa i lè mastegava,
sa i stava en buna salùt ü miga tàat,
sa i stava en pàas ü sa ieva rognàat;
me capiva àa de li stagiù ogni pasàc’,
sa li vachi iéra süci ü li fava làc’,
quant ca ‘nde l’ òrt l’era marüuc’ i zuchìi,
ü quanda li patati … ensema ai cudighìi!
Ma nùu, de tut chèl ca ‘l sucedeva ,
uficialmènt niént me vedeva:
en silénsi me fava la nòsa misiù,
tuso en prèvet che ricéef la confesiù!
E adèss, dopo ca par mila e pusé agn
ma sempri fac’ol nòs dovéer sensa lagn,
me sta abandunàac en mèz a la cunfusiù,
piée de ragnini, sensa n’óngia de compasiù!
A pensàa … da chèl ca se sènt al telegiornàal …
con tata géet che cupa, violènta e fa del màal,
… ‘mbé … a cérti crapi sènsa scervèl,
me pódariss benisèm fach da capèl!!!
PERCHÉ CI AVETE ABBANDONATI ?!
Tutto di bianco laccato,
sempre pulito e ordinato,
riposavo nel comodino,
nel ripiano in basso, dietro lo sportellino;
e se, invece, mi toccava lavorare,
sotto al letto, stavo tranquillo ad aspettare
fin che il sole non si fosse levato
e con l’acqua del ruscello venissi lavato!
Mi presento: sono il vaso da notte,
reperibile ogni notte, salvo straordinari;
svolgo un servizio scrupoloso e delicato,
mai dalla mia bocca un commento è scappato!
Perché noi vasi da notte tutto vedevamo;
dei nostri padroni tante cose conoscevamo:
le questioni più intime e delicate,
a noi non potevano essere celate!
Sapevamo, ci mancherebbe altro!, quel che mangiavano,
voracemente, o se lo ben masticavano,
se stavano in buona salute, o niente affatto,
se stavano in pace o se una lite avevan fatto;
capivamo anche delle stagioni ogni passaggio,
se le mucche erano asciutte o avevano il latte,
quando nell’orto era maturo lo zucchino,
oppure le patate … insieme al cotechino!
Ma noi, di tutto quel che succedeva,
ufficialmente, niente vedevamo:
in silenzio svolgevamo la nostra missione,
tipo un prete che riceve la confessione!
E adesso, dopo che per mille e più anni
abbiamo sempre fatto in nostro dovere senza lagne,
giaciamo abbandonati in mezzo alla confusione,
pieni di ragnatele, senza un’unghia di compassione!
E pensare… da quel che si sente al telegiornale…
con tanta gente che uccide, violenta e fa del male,
… ebbene … a certe teste senza cervello,
potremmo benissimo far da cappello!
(dialetto di Albosaggia-SO)