Pòrt Porto
La figura qui sopra è stata ricavata ingrandendo e copiando un pezzo di mappa di San Caterina:
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Località porto
Prima del 1880 , data della costruzione del ponte in ferro, esisteva una catenaria con agganciato "ól navèt" sul quale c'era l'addetto "ól portinee" per muoverlo.
ascolta l'intervista di Anna Gherardi rilasciata a Iso Radio maggio 2021
Sempre a proposito del Porto e del traghetto va ricordato questo aneddoto:
<.. quali Curati prendevano l'acqua sacra battesimale dal fonte sacro di detta Chiesa Plebana di Sondrio per portare in Albosaggia, pigliando medesimarnente dalla detta Chiesa gl'oli sacri necessarij per la Cura.
De più sappiamo di certo che nei tempi dei quali nuoi havemo
memoria, i Curati di Albosaggia sono stati soliti venir personalmente ogni anno a detta Chiesa Plebana nei giorni delle Stationi di Sondrio: cioè nel di dei SS.ti Gervasio e Prothasio, et nel giorno di S. Agostino, quale è il giorno della Dedicatione di detta Cbiesa Plebana di Sondrio, et ivi aiutare parimente il sig. Arciprete di Sondrio è stato solito venire in Albosaggia nei giorni di S. Catherina et di S. Giovanni Battista, quale è il dì della Consecratione della Chiesa di S. Catherina in Albosaggia, et in detta Cbiesa nelli sudetti dì de Stationi cantare lui la Messa et altri divini officij, et prendere per sè l'offerta de quei due giorni ogni anno.
Et per segno quando lui arrivava all' Ada, ritornando d'Albosaggia nei predetti giorni. dove nuoi eravamo barcaroli, dava per il naulo [nolo] i dinari dell'offerta, et diceva:
« Pigliate: questa è I'offerta di Albosaggia; se fosse più, et più volontieri ve la darei».
Ad Albosaga si erano succeduti come curati nella seconda metà del Cinquecento Gian Antonio Lavazzoni, eletto nel 1552, Donato Scarpetta di Dongo, nominato dai vescovo Gian Antonio Volpi e immesso in possesso dai sac. Jacopo di Vervio il giorno di Pasqua 19 aprile 1584 e, morto questi nel 1591, il dottore in teologia Sebastiano Scarsi.
Ii curato era tenuto a celebrare sedici messe all'anno a S. Salvatore e altre nella cappella dei Mosconi.>
Pùut ca 'l ghera 'n bòt = ponte che c'era una volta
L'attuale ponte in ferro costrutto nel 1883 ne sostituì uno in legno che doveva spesso rinnovarsi. Si ha memoria di un ponte esistente in questo luogo fino dal principio del secolo decimo quarto (1300-1400). Ma è indubitato che per lungo spazio di tempo si traghettava qui l'Adda su barche che insomma in luogo del ponte caduto vi era un porto il qual nome è rimasto alla località.
era in ferro, fu costruito tra il 1880 e il 1882
qui sotto quando al porto c'era il solo edificio dell'OSTERIA DEL PORTO
Seugue Interessante documento
di Valentina Negri – cl. V, Sc. Primaria Albosaggia (So)
Il Porto di Albosaggia La località Porto di Albosaggia si raggiunge facilmente staccandosi dalla tangenziale di Sondrio all’altezza dello svincolo di via Vanoni (rispettivamente primo ed ultimo per chi viene da o procede in direzione di Morbegno) ed oltrepassando il ponte sull’Adda che segna il confine fra Sondrio ed Albosaggia. Gli amanti delle tranquille biciclettate e del footing conoscono bene questa località in quanto proprio da qui parte il Sentiero Valtellina che, per circa 8 km., si snoda, in una bella striscia di asfalto, nei pressi della riva meridionale dell’Adda.
La denominazione della località, posta a 327 metri di quota, deriva dal fatto che un tempo si poteva usufruire proprio qui di un servizio di traghetto, il navèt, che congiungeva le due sponde dell’Adda.
Il territorio di Albosaggia negli anni tra il XVI e il XVII secolo spaziava da Cedrasco a Piateda, dall'Adda verso la Bergamasca. La popolazione era costituita per la gran parte da pastori e da contadini che lavoravano per lo più terreni in affitto. La proprietà apparteneva ai nobili, o alle chiese; pochi avevano terreni di proprietà. Si cavava il ferro dalle montagne della Val Venina; tale attività dava lavoro alla gente del posto in qualità di boscaioli per alimentare i forni fusori o di cavatori del minerale grezzo o di trasportatori di varie merci a dorso di mulo o di cavallo.
All’epoca non erano presenti ponti che collegassero il paese alla sponda sondriese, ma qui era presente un vero e proprio molo dove giungevano e ripartivano imbarcazioni con passeggeri, cavalli, buoi con veicoli e carri più o meno carichi. In tempi più remoti tali imbarcazioni erano spinte a remi, successivamente venivano mosse da grosse corde ancorate a rudimentali meccanismi a ruota.
L'attività era notevole: da Sondrio verso Albosaggia e viceversa si traghettavano persone, merci, animali; anche nei periodi di magra era garantita la navigazione: era stato infatti realizzato un grande bacino di raccolta dell’acqua in corrispondenza delle strutture di attracco. Al molo imbarcavano persone di fiducia che riscuotevano il pedaggio per conto dei Capitanei di Sondrio, dei Beccaria e anche dei Paribelli.
Tra Sondrio e Albosaggia transitava anche un traghetto, denominato “Nave Magna”, per i carichi più ingombranti, rimasto probabilmente in funzione fino al ‘700, quando venne costruito il primo ponte, in legno. Il navet, invece, è rimasto in esercizio tra le due sponde fino al 1884, quando venne costruito un nuovo ponte, in ferro.
Nel 1974 il ponte venne sostituito dall’attuale in cemento armato che dà accesso anche alla tangenziale di Sondrio. Il navet, prima, ed il ponte, poi, spiegano la disposizione delle strade, dell’insediamento abitativo e delle attività commerciali che si sono sviluppate nella località. Dal Porto passa tutt’oggi il traffico di Albosaggia e dei comuni orobici a ovest, verso Sondrio, e parte del turismo verso l’alta valle. Lungo la strada della zona “Porto-Gerone” sono sorti, in pochi anni, quindici attività artigianali, di cui una a carattere industriale, sei esercizi commerciali, cinque esercizi pubblici. Sono inoltre presenti servizi quali la banca, la farmacia, l’ambulatorio medico ed uno studio commercialistico.
Poiché io non sono residente ad Albosaggia, le informazioni che ho riportato le ho ottenute dal sito internet del Comune di Albosaggia e da pubblicazioni che mi hanno procurato amici e parenti. Qui di seguito, invece, riporto il racconto che mi ha gentilmente riferito il signor Pierangelo Bonetti, il quale ha abitato nella zona del Porto per parecchio tempo e che mi ha aiutata nella ricerca arricchendola di informazioni tramandate da anni nella sua famiglia.
Nel XIX° secolo non essendoci il ponte il collegamento con Sondrio avveniva con un traghetto di barche che trasportavano persone, cose e animali. Solo in una zona a est della frazione Porto in alcuni brevi periodi dell’anno era possibile attraversare il fiume a piedi perché l’acqua era poca e molto bassa. Agli inizi del XX° secolo gli austriaci costruiscono il ponte.
Nell’anno 1920 i tre fratelli PIANI: Carlo, Pietro ed Emma con il marito Rocco Giugni, comperano alcune grandi proprietà (prati, vigne, boschi) della frazione Porto.
All’interno di queste proprietà ci sono anche alcune costruzioni che servono da fienile e per fabbisogni agricoli. C’è su un culmine una bella casa che domina la frazione, questa casa diventa l’abitazione della famiglia di Giugni Rocco ed Emma Piani.
L’altra importante unità immobiliare è un ex fortino parzialmente scavato nella roccia e viene diviso fra i fratelli Carlo e Pietro. Pietro occupa la parte Sud e Carlo la parte Nord. Mentre l’area di Pietro è ad uso abitazione ed agricolo, la parte di Carlo, oltre all’abitazione, ha incorporata un’area destinata ad Osteria-Trattoria con cantina scavata nella roccia. Mentre Carlo lavora in qualità di infermiere al manicomio facendo turni di 24 ore al lavoro e 24 ore a casa, la moglie Maria gestisce l’osteria con l’aiuto della propria madre Giulia Paganoni. Nelle ore in cui Carlo è a casa accudisce due mucche e lavora le vigne di proprietà con l’aiuto della moglie e di operai.
Di fronte al fortino, nel 1930, viene costruita un’altra casa dove al 1° piano viene ricavato un appartamento, al piano terra verrà creata una sala da ballo e nel seminterrato una stalla con fienile e cantina.
Nel 1921 nasce il primogenito Ferdinando che fino a 18 anni aiuta in casa e studia fino a diplomarsi al liceo classico per poi iscriversi all’accademia dell’Aeronautica Militare Italiana, diventa pilota di aerei da caccia, partecipa alla seconda guerra mondiale, viene abbattuto due volte salvando sempre la vita anche se la seconda volta con gravi ferite. Termina la sua carriera andando in pensione con il grado di Generale di Divisione Area. Oggi ha 91 anni ed è ancora bello pimpante.
Nel 1925 nasce la secondogenita Carla, la quale frequenta le scuole magistrali, aiuta in casa e, giovanissima si sposa con Libero Bonetti, proveniente da Cremona e inviato al distretto militare di Sondrio. Libero non ritorna più a Cremona e la sua vita la passa a Sondrio lavorando all’INPS e, insieme alla suocera Maria che nel frattempo è rimasta vedova di Carlo mancato nel 1950 (lei mancherà nel 1967), e alla moglie, aiuta nella conduzione della Trattoria e della sala da ballo costruita nel 1930.
Nel 1942 nasce Pierangelo e nel 1944 Danila. Nel 1955 Maria Piani decide di affittare l’esercizio commerciale e da allora si sono susseguiti parecchi inquilini ma l’attività è sempre rimasta quella della ristorazione.
Nel 1990 Ferdinando Piani decide di alienare la sua parte di proprietà dei terreni e degli immobili siti al Porto e Pierangelo (più per affezione che per affari) acquista il tutto che, unito alla donazione fattagli dalla madre Carla e l’acquisto della parte della sorella Danila, lo rende unico proprietario di quasi tutto quello che suo nonno Carlo e nonna Maria con tanto lavoro, tanti sacrifici e tanta lungimiranza avevano acquistato nell’ anno 1920.
Dal marzo 2012 i miei genitori gestiscono il ristorante situato nell’antico fortino della famiglia Piani e di proprietà del signor Pierangelo.